mercoledì 12 ottobre 2016

Lanciando uova contro casa Alighieri.


Un piccolo racconto scherzoso.




Il fatto è che quel bambino, Dante, era davvero troppo antipatico. Se ne stava sempre lì a guardare Beatrice come fosse un essere del paradiso. Mai una volta che avesse giocato con loro o almeno che li avesse salutati.
Lorenzo e Vittorio si erano preparati bene, sottraendo le uova dal pollaio senza farsi notare dai genitori, e ora stavano ridendo a crepapancia, mentre i loro lanci si spiaccicavano contro la casa del cambiavalute.
Il piccolo Dante uscì e si diresse verso di loro. “Giochiamo insieme?” Domandò ai due, per la verità un po’ perplessi.
“Che gioco vorresti fare?”
“Un gioco nuovo, seguitemi.”
I tre bambini si addentrarono nel bosco, fino al punto in cui Vittorio disse: “Forse dovremmo tornare indietro, mi sembra che si sia fatto improvvisamente buio.”
“Non preoccuparti, siamo a metà strada.”
Ma Lorenzo volle insistere: “Veramente a me sembra che ci siamo persi.”
“Ma no! Siamo arrivati.”
Erano ai piedi di un colle e più in alto, lungo il sentiero, tre belve li scrutavano.
“Che cosa sono quelle?” Gridò Vittorio, spaventato.
Dante lo tranquillizzò: “Niente paura, non scendono mai fin qui, sono una lupa, un leone e una lonza.”
“Una lonza? Ma non esiste un animale che si chiama così.”
“Non importa, adesso vi voglio presentare un mio amico: è bravissimo a fare il gioco delle rime, se vi voltate farete la conoscenza di Virgilio.”
Lorenzo e Vittorio, guardando alle loro spalle, videro il fantasma luminescente di un uomo che indossava una toga. Schizzarono via gridando, terrorizzati.
“Così imparate a tirare le uova contro casa mia!” Urlò Dante al loro indirizzo.
Virgilio gli si avvicinò e disse: “Ripetilo in rima, figliolo. In endecasillabi.”
“Voi del male vostro foste cagione/ Imbrattando d’uova la mia magione.”
“Niente male. Attento però, se continui a comportarti così, finirai all’inferno.”

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